venerdì 7 marzo 2014

La grande bellezza "scomoda" del distacco



Pensieri & parole


Editioriale di Mariolina Savino


Abbiamo perso la capacità di analisi noi italiani? 
Siamo talmente provinciali da "acciancicare" qualsiasi cosa pur di fare gli splendidi?

La grande bellezza, un film che penetra nel profondo piano piano. 
A distanza di giorni, mi chiedo ancora cosa voleva dire una frase, una espressione del viso del protagonista o di attori secondari. 
Un film che lascia una traccia, che solca l'animo con domande scomode, con una visione apocalittica da Sodoma e Gomorra. 
Dovremmo interrogarci sul  linguaggio che usiamo, l'atteggiamento che abbiamo, la postura, e per tanti, il sentirsi di un certo mondo, solo se  "botulinati" o drogati!

E invece che porsi domande scomode, ho letto di tutto sui social. 
Tutti critici cinematografici da bar, pronti a sputare su un piatto in cui a mangiare, potranno essere tante famiglie, visto la risonanza mondiale dell'Oscar e le ricadute turistiche sull'Italia dell'evento. 
Questo non vuol dire non dover avere capacità di espressione o di giudizio, ma collegare la bocca al cervello. 
Imparare ad appropriarsi del tempo necessario, per capire e non consumare tutto con grande avidità, come chi deve morire domani o come oramai ci siamo tutti abituati al "tutto maledetto e subito".  
Tutto questo mi spinge a pensare che dobbiamo cominciare dai nostri figli. 
Educarli a capire prima di dare giudizi avventati, insegnargli ad amare l'arte e capire che il cinema non è fatto solo per passare due ore "cazzeggiando". 
A volte è denuncia, è riflessione. 
A volte amore o semplicemente, vizio, aberrazione, morte!

Non voglio certo assumermi l'onere di salire in cattedra, Dio me ne guardi, ma neanche posso sopportare questa banalità di pensiero, che ci ha sommerso, senza dire una parola contro certi atteggiamenti oramai di massa, o peggio ancora di moda.
La grande bellezza, è nella scoperta di un signore oramai anziano, che abbandona stereotipi grondandi di ipocrisia. 
Non si può, a un certo punto della vita, recitare una parte. 
I rapporti cambiano e quell'amore fisico che ci inebria da giovani, diventa semplice amore celebrale. Cambiano i rapporti con le cose, con le persone, con il mondo, cambiano perché intimamente siamo cambiati noi. Non più soggiacenti alle velleità quotidiane, ma alla ricerca di quella grande bellezza che da sempre ci circonda e che finalmente riusciamo a vedere, quando l'arco della vita, sta oramai per concludersi.